APPUNTAMENTO CON LA STORIA: GIUSEPPE SCIENZA
INTERVISTA ESCLUSIVA A GIUSEPPE SCIENZA
Ex centrocampista del Campania Puteolana nella stagione 1986/87 con 30 presenze 1 gol. Un grande passato da calciatore con oltre 300 presenze tra seria A e B in squadre importanti come Torino, Foggia, Catania, Reggina, Reggiana e Piacenza. Oggi è allenatore del Monopoli in Lega Pro.
GIUSEPPE SCIENZA: "L'ESPERIENZA A POZZUOLI E' STATA FONDAMENTALE PER LA MIA CARRIERA"
- Salve mister Scienza lei è stato protagonista nella Puteolana nell'86/87, qual'è stato il momento più bello che ha vissuto in quella stagione?
- Un momento bello è stato il mio gol del 2-1 in casa contro il Monopoli, allo stadio erano presenti anche due miei amici fraterni venuti a trovarmi. Quel periodo facevo il militare e non ero mai a casa, ero un po' in crisi, fu un momento molto molto bello. Fu il gol della rimonta poiché perdevamo 0-1 e dopo il pareggio feci il 2-1 su punizione, con una botta terrificante a fil di palo. Lo ricordo con immenso piacere.
- Fu il suo unico gol in campionato?
- In campionato si, ne feci 3 o 4 in Coppa Italia ma quello al Monopoli in campionato resta il più bello e il più importante.
- Proprio quel Monopoli che oggi allena e a cui sta dando tante soddisfazioni?
- E' vero, sono i casi della vita.
- Quella dell'86/87 oltre ad essere una bella squadra era anche un bel gruppo, con chi ha legato di più?
- Io ho avuto la fortuna, come giovane, poiché avevo 18 anni, di essere stato in squadra con un gruppo di giocatori esperti molto importante: il capitano Laurenti, Bobbiesi, Gargiulo, Di Battista, Casale, Mucciarelli, Gigi Genovese, Marco Rossi, Campilongo, Marini e il compianto Zuccheri che è stato come un fratello per me. Sono stati tutti fondamentali per me. Ho avuto la fortuna di vivere in casa con Giulio Cotecchia, grandissimo amico e grandissimo calciatore. Lui e Gigi Genovesi sono tra quelli che mi hanno aiutato di più. Quell'anno facevo il militare a Caserta e avevo tante difficoltà per allenarmi a causa dei continui spostamenti. Ero sempre di corsa e rischiavo spesso di ritardare agli allenamenti, a volte ci arrivavo senza aver mangiato e loro sono stati di grande aiuto. Anche con Frascella, avevo un rapporto fraterno con cui condividevo il tragitto per andare in caserma a Caserta.
- Presidente e Allenatore
- Il presidente Mauriello non si vedeva tantissimo avendo affari all'estero ma era una persona di grande livello morale e culturale, ci ha sempre trattati bene e rispettati e anche quando c'erano delle difficoltà economiche, che causavano qualche ritardo nei pagamenti, ha sempre mantenuto tutti gli impegni. E' stata una persona molto corretta. Gastone Bean è stato un allenatore molto importante per un giovane come me, molto burbero all'apparenza ma di una dolcezza infinita. Un grande conoscitore di calcio che aveva avuto una straordinaria carriera da calciatore. Mi fece ricoprire spesso il ruolo di Capitano nonostante la mia giovane età.
- La fascia?
- Per me è stato un onore indossare la fascia di Capitano di quella squadra, la indossavo spesso in campionato e sempre in Coppa Italia, dove giocavamo tutti i giovani con qualche giocatore di esperienza. Preferivano me sia per il mio ruolo che per il mio carattere, ero molto tranquillo e non volevano rischiare di esporsi ad ammonizioni ed espulsioni dato che erano tutti focosi. L'espulsione del Capitano all'epoca scontava 2 giornate di squalifica. Con me non rischiavano. Mi fu affidata la prima volta in una partita difficilissima a Foggia, dove pareggiammo e allora anche un po' per scaramanzia continuarono ad affidarmela. Anche se ero già abbastanza cazzuto e in campo mi facevo rispettare, il nostro vero Capitano era Laurenti, una persona di grande spessore morale e umano, riscontrato in pochissime altre persone nella mia carriera. L'esperienza a Pozzuoli è stata fondamentale per la mia carriera.
- Vissuto in città?
- Abitavamo un po' sparsi tra Baia, Bacoli, il Vomero ma eravamo sempre a Pozzuoli. Purtroppo non ho potuto vivere la città come avrei voluto poiché ero impegnato con il militare ed ero costretto a rientrare in caserma subito dopo l'allenamento e a compiere continui spostamenti che mi creavano non poco stress.
- Aneddoto
- Un ricordo forte che ho fu il viaggio di ritorno da Livorno dopo la finale di Coppa Italia persa. All'andata vincemmo 1-0, al ritorno perdemmo 3-0 immeritatamente ma in campo fu una caccia all'uomo e finimmo la partita con molti tra acciaccati e infortunati. Nel pullman piangevamo tutti e ci abbracciammo forte, consapevoli che avevamo fatto un'impresa portando la Puteolana in finale di Coppa Italia. Ricordo ancora bene quell'atmosfera, con il crepuscolo della sera, poca luce nel pullman e tutti i giocatori commossi. In quel lungo viaggio ci furono ore di forti ed intense emozioni, eravamo dispiaciuti per la sconfitta ma quel momento cementò il gruppo e il rapporto tra compagni. Quella sensazione la sento ancora viva in me. Per la prima volta ho capito veramente cosa vuol dire essere un gruppo.